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Carlo Urbani, medico fedele al Giuramento di Ippocrate fino alla fine

Questa mattina in Consiglio Regionale è stata commemorata la figura di Carlo Urbani, a 21 anni dalla scomparsa.

ANCONA - «Carlo Urbani ha dedicato la sua vita nel proteggere e salvare la vita degli altri, nel segno del Giuramento di Ippocrate. Il suo modo di operare, di essere e di fare ha centrato pienamente il dettame del Giuramento di Ippocrate, al quale è stato fedele fino alla fine, a costo della sua stessa vita». Con queste parole Fulvio Borromei, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Ancona, ha ricordato questa mattina (martedì 26 marzo, ndr) il medico marchigiano scomparso nel 2003 mentre svolgeva il suo lavoro di medico ad Hanoi, tra i primi ad intuire la pericolosità virus della Sars, venendone colpito fatalmente proprio per curare i primi pazienti. Un sacrificio che unitamente all’allerta che diede, a detta di molti, evitò oltre venti anni fa il propagarsi di una pandemia, che avrebbe potuto essere devastante come il Covid.

«All'ospedale di Hanoi – ha continuato Borromei – Carlo Urbani si mise a disposizione per valutare una polmonite atipica, pur sapendo a cosa stava andando incontro. Negli istanti finali della sua vita ha voluto che i suoi tessuti polmonari fossero donati alla scienza, per permettere di eseguire studi a favore della collettività. Tuttavia non ha esitato a sacrificarsi: è ancora oggi un esempio di abnegazione, patrimonio culturale e professionale della nostra società al quale dobbiamo essere grati ogni giorno». A margine del suo intervento, il Presidente Borromei non ha mancato di sottolineare come sia necessario incentivare le nuove generazioni di medici affinché non vadano ad esercitare fuori dall’Italia dove trovano un habitat lavorativo diverso: «Abbiamo dei giovani medici molto bravi e preparati, perché le nostre università li formano molto bene – ha detto – occorre però ricostruire quello che negli ultimi venti anni abbiamo poco apprezzato: perciò diamogli quello di cui hanno bisogno e che è giusto che abbiano, permettiamogli di lavorare in maniera serena, facciamoli sentire parte della nostra comunità». Ed infine ha aggiunto: «Alle persone dico, fidatevi dei vostri medici, parlateci in serenità e senza pregiudizi: loro sono attenti alle nuove sofferenze delle comunità».


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