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Guerra, conflitti e adolescenza nell'omelia dell'arcivescovo Spina: «L’impresa più grande oggi è quella educativa»

Si è tenuta questa mattina la celebrazione eucaristica nella Cattedrale per il patrono di San Ciriaco

L'arcivescovo Spina insieme al sindaco di Ancona Valeria Mancinelli

ANCONA - «È urgente far sentire l’urlo che riconosce ogni persona fratello e sorella. La guerra va per sempre ripudiata, come la fame, come ogni ingiustizia compiuta da un uomo a danno di un altro uomo. Le tragedie che viviamo  in questo momento, particolarmente la guerra in Ucraina così vicina a noi, ci richiamano  l’urgenza di una civiltà dell’amore». Così nella sua omelia questa mattina monsignor Angelo Spina ha voluto ricordare l’orrore del conflitto che si sta consumando a pochi chilometri dall’Italia. «Nello sguardo dei nostri fratelli e sorelle vittime degli  orrori della guerra, leggiamo il bisogno profondo e pressante di una vita improntata alla  dignità, alla pace e all’amore. È rimasta impressa nei nostri occhi l’immagine di due  donne, una ucraina e un’altra russa, abbracciate dalla croce, hanno camminato insieme e nel silenzio durante la Via Crucis al Colosseo lo scorso venerdì santo». 

Spina ha poi proseguito: «Quest’anno desidero porre una attenzione particolare agli adolescenti. Non dobbiamo scoraggiarci. Essi attendono una presenza amica e rassicurante, anche se all’inizio si presentano spavaldi o annoiati, abulici o depressi, persino violenti, bulli. Con i genitori, gli  educatori, gli animatori sono chiamati a raccolta tutti coloro che hanno il compito della  formazione. I ragazzi ci chiedono una cosa sola: voi dovreste sapere cosa significa che noi dobbiamo e vogliamo diventare grandi e non possiamo farlo senza la vostra vicinanza. Oggi l’impresa più grande da affrontare è quella educativa. Tuttavia gli educatori non  possono ritrovare la passione del loro compito, se non lo vivono come una vocazione: non  è solo una professione, ma una chiamata, non è solo uno stipendio per vivere, ma un  compito per far vivere. È urgente l’alleanza tra tutte le forze sociali e le componenti  educative della società: la famiglia che educa, la scuola che forma, l’oratorio parrocchiale  spazio di vita, lo sport sano, non sono riserve indiane a lato di una società che per la parte  più importante fa altro, cioè si dedica all’economia e alla produzione. Serve un grande  patto educativo fra tutti i soggetti che si affaticano al compito formativo: anche la scuola  ha bisogno di più stima, più sostegno sociale, più apprezzamento. Come Chiesa, coinvolgendo le famiglie, i  genitori, gli educatori, gli insegnanti, siamo chiamati ad accogliere con urgenza il grido di  aiuto dei ragazzi e dei giovani. È necessario ascoltarli, riconoscerli, accompagnarli con un  atteggiamento di dedizione e di empatia per la loro stessa vita. Per questo, mentre  aspettiamo di ripartire, il cuore della rinascita non potrà essere che un tempo». 


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