Cronaca

Botte alla compagna e per non farla parlare la minacciava: «Guarda che non vedi più tua figlia»

Operaio a processo per maltrattamenti in famiglia. La ex avrebbe subito per tre anni condotte vessatorie e una convivenza intollerabile in cui è stata anche violentata

SENIGALLIA - Si erano conosciuti nel 2018 e l’anno dopo erano andati a convivere. Quella unione però non sarebbe stata una storia fatta di amore e felicità. Lui, 31 anni, operaio, avrebbe alzato spesso le mani contro la compagna, 27 anni, commessa, offendendola, umiliandola, chiudendola in casa per non farla uscire e minacciandola così se avesse raccontato a qualcuno quello che subiva: «Guarda che non vedi più la bambina». Un riferimento alla figlioletta, di pochi anni, che era nata dalla loro unione. Da marzo 2019 a marzo del 2021 la 27enne avrebbe vissuto un incubo.  Schiaffi, tirate di capelli, sopraffazioni arrivate anche con il chiuderla a chiave in camera per non farla uscire. Il 31enne sarebbe stato un compagno violento, che alzava spesso il gomito peggiorando ulteriormente il suo modo di comportarsi.

Per paura la donna non ha mai denunciato fino a quando ad agosto del 2020 non sarebbe stata violentata. L’episodio in questione ha portato già ad una condanna per violenza sessuale a carico del 31enne, che c’è stata a febbraio scorso, in abbreviato. Lui avrebbe costretto la compagna a subire palpeggiamenti spinti. Ha preso una pena di due anni. Adesso è a processo per maltrattamenti aggravati in famiglia, perché commessi anche in presenza della bambina minorenne, davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Francesca Grassi. La coppia, lui senigalliese e lei della provincia di Macerata, ha vissuto a Senigallia. La vittima è parte civile nel processo con l'avvocato Chiara Arcangeli. L'imputato è difeso dall'avvocato Bernardo Becci e rigetta le accuse. Nessun maltrattamento solo litigi di coppia. Stando alle accuse, a Capodanno del 2019, per non farla scendere dall'auto, le avrebbe sbattuto la testa contro il finestrino. Una scena a cui avrebbero assistito anche degli amici. Il procedimento è arrivato oggi alla discussione. Il pm Ruggiero Dicuonzo ha concluso la requisitoria chiedendo 1 anno e 4 mesi di condanna. La sentenza è prevista per il 27 marzo.


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