Maestra violenta, parla il papà di un bimbo: «Lo chiamava marocchino, poi ho visto quei lividi»
Sono queste le amare parole di un giovane papà che ha deciso di parlare in esclusiva con noi di AnconaToday dell'esperienza di suo figlio, vittima della presunta maestra violenta di Fabriano
«Io avevo già sospettato qualcosa all’inizio, tanto che ero andato a reclamare direttamente con l'insegnante. Mio figlio mi diceva che la maestra lo puniva e io pensavo che lo metteva in castigo per farlo un po’ calmare perché è un bimbo vivace. Poi un giorno è tornato a casa con lividi sul braccio e il mento e mia moglie ha dovuto insistere parecchio perché ci raccontasse che cosa era successo: l’aveva spinto a terra perché non aveva mangiato a mensa. Sono andato a scuola a fare un casino, intimando alla maestra di non azzardarsi mai ad alzare un solo dito sui bambini. Ma una delle cose che mi ha fatto più male di tutti è quando sono andato a prendere a scuola mio figlio che mi ha chiesto con rammarico del perché la maestra lo definisse sempre un marocchino. Lo faceva con in termini dispregiativi e io gli rispondevo che non doveva prendersela perché “marocchino non è un insulto, tu sei marocchino”». Sono queste le amare parole di un giovane papà di origini Nordafricane ma da sempre residente con la famiglia a Fabriano, che ha deciso di parlare in esclusiva con noi di AnconaToday dell’esperienza di suo figlio, vittima della presunta maestra violenta di Fabriano. Il piccolo ha frequentato proprio la scuola al centro dell’inchiesta della Procura di Ancona, al lavoro per studiare le carte conclusive dalla Polizia fabrianese. Indagine che con ogni probabilità aprirà un processo in cui il giovane papà si costituirà parte civile tramite l’’avvocato Gianluca Conti (in foto), che ha detto: «Dobbiamo analizzare le relazioni dei medici e degli specialisti per valutare i danni psico-fisici arrecati al bambino».
Danni psicologici e fisici, per cui gli inquirenti hanno accusato una maestra di scuola materna, oggi sospesa. Sarebbe stata lei ad insultare, urlare,
«Ora sono certo che lei metteva le mani addosso a mio figlio - ha ribadito il giovane papà - E’ che lui non a mai avuto il coraggio di dire nulla. Poi oggi ho visto quelle immagini e ho riconosciuto mio figlio nei video delle televisioni, così ci ho riparlato per cercare avere un confronto e alla fine me lo ha detto chiaramente: sì ce li dava gli schiaffi ma ci aveva detto di non dirlo a nessuno perché se no…».