Cronaca

Punta una forchetta sotto il collo della moglie: «Devi morire»

A processo per maltrattamenti un 50enne. Ha tentato di soffocare la donna. In casa la picchiava di continuo. Lei costretta a mentire in pronto soccorso: «Sono caduta dai pattini»

SENIGALLIA - Dieci anni di botte e la paura che lui poteva ucciderla. «Devi morire di un tumore»,  le diceva trascinandola per i capelli, per casa. Un giorno le ha puntato una forchetta al collo. Un’altra volta le è saltato addosso su letto e avrebbe cercato di soffocarla. Poi le ha sbattuto la testa tra l’armadio e il muro. Solo nel 2021 è riuscita a denunciarlo, dopo l’ennesima aggressione in cui ha chiamato i carabinieri. L’uomo è a processo davanti alla giudice Maria Elena Cola per maltrattamenti in famiglia. Parte civile la moglie, 40 anni, di origine straniera, con l’avvocato Giuseppe Muzi. La coppia ha vissuto a Senigallia. Lei sarebbe stata picchiata anche quando era incinta. Ieri ha testimoniato in tribunale tutti i soprusi vissuti. «La prima aggressione l’ho subita nel 2012 - ha detto in aula, ancora molto provata per i fatti - mi ha dato un pugno allo stomaco. Poi mi ha portato in pronto soccorso. Ai medici ho dovuto dire che ero caduta dai pattini ed avevo sbattuto contro una panchina». Lui beveva spesso e avrebbe preteso che la moglie, l’unica a lavorare tra i due in quel periodo, le portasse a casa gli alcolici.

Una sera ha tardato a rientrare perché c’era una festa in spiaggia e con la bicicletta aveva dovuto fare una deviazione. È stato il giorno in cui ha tentato di soffocarla. In casa c’era pure la loro figlioletta di sei anni. «Sembrava che io fossi il nemico - ha raccontato la donna - lui beveva e poi mi colpiva. Sotto la pandemia è stato terribile. C'erano discussioni a pranzo e a cena». Per due anni mamma e figlia sono state in una casa protetta dopo che la donna ha denunciato il marito da cui poi si è separata. Prossima udienza il 16 ottobre.


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