Politica

Apre la sede di CasaPound e la politica anconetana si divide 

L’apertura della sede di CasaPound divide la politica anconetana, noi abbiamo raccolto le opinioni dei consiglieri comunali dei vari gruppi

I volti dei politici intervistati

L’apertura della sede di CasaPound in via Jesi, il prossimo 6 ottobre, divide la politica anconetana. L’inaugurazione rischia di fomentare un clima di intolleranza sempre più palpabile a livello nazionale? Allo stesso tempo tuttavia si può negare a priori l’espressione di un pensiero di ultradestra come quello di CasaPound? Abbiamo raccolto le opinioni dei consiglieri comunali dei vari gruppi e le abbiamo presentate in ordine alfabetico.

Marco Ausili (Lega) 

«La polemica di chi è contrario alla sede non la capisco. Nel 2018 non mi appassiona per niente la divisione tra fascisti e antifascisti, mi appassiona molto di più sondare la possibilità di coinvolgere persone di diversa estrazione politica nella lotta contro nemico comune: la deriva globalista, la scelleratezza del capitalismo assoluto e la miseria del pensiero unico. Non vedo utilità nel parlare di antifascismo in assenza di fascismo. Benzina sul fuoco del clima nazionale? C’è un’ intolleranza diffusa che non è giustificabile ma comprensibile, perché siamo andati incontro ad anni di immigrazione incontrollata, di disparità tra italiani e stranieri dal punto di vista del welfare. Sarà lo stesso governo a far superare tutto questo con iniziative in ambito di sicurezza e immigrazione, che secondo me smorzeranno questo clima».

Daniele Berardinelli (Forza Italia)

«Finché ci sono questi partiti riconosciuti a livello nazionale che possono esercitare la propria attività politica secondo le leggi e la Costituzione credo sia normale che vengano concesse delle sedi. Non c’è nulla di strano, noi non possiamo decidere se un partito può rappresentare o no delle idee in pubblico. La stessa cosa potrebbe avvenire al contrario se un domani questa richiesta arrivasse da un partito di fazione opposta. Se qualcuno non rispetta la legge deve essere bloccato, ma non è questo il caso». Benzina sul fuoco, tenendo conto del clima che si respira a livello nazionale sull’immigrazione e sulla sicurezza? «Le idee si combattono con altre idee e non certo con l’ostruzionismo preventivo che, al contrario, creerebbe un mito capace di portare più pubblicità. A gettare benzina sul fuoco semmai è chi non accetta la presenza di qualcuno che ha idee diverse». 

Carlo Ciccioli (FdI)

«L’apertura della sede non è un problema purché ci si attenga a comportamenti corretti e idonei, ma questo vale per CasaPound come ad esempio per i centri sociali. Chiaro che eventuali comportamenti scorretti e violazioni delle leggi saranno censurati e valutati secondo la normativa vigente, ma non trovo sia una cosa disdicevole o grave. Eventualmente CasaPound ringrazia per la pubblicità che sta ricevendo». L’apertura della sede di via Jesi rischia di fomentare un clima di intolleranza che è palpabile a livello nazionale? «Io mi auguro di no, questo però dipende dal buonsenso di CasaPound e degli antagonisti. La nostra linea è e resta sempre la stesa: si può presentare un libro, si può fare una lista e si può aprire una sede, ma questo vale anche, ad esempio, per Potere al Popolo che è nata su ceneri di Rifondazione Comunista. Non vedo scandali anzi, se fosse qualcuno che decide chi può fare manifestazioni e chi no sarebbe, quella si, una violazione della legge». 

Daniela Diomedi (M5S)

«Ho appreso questa notizia ieri sui giornali, ancora non ne abbiamo parlato all’interno del Movimento e rilasceremo delle dichiarazioni al più presto». 

Michele Fanesi (PD)

«Siamo Democratici e ci sentiamo eredi di chi ha ricostruito l'Italia dopo i danni del ventennio fascista e della Seconda Guerra Mondiale, siamo rimasti l'unico Partito realmente radicato sul territorio, ad Ancona abbiamo 5 sedi che ospitano i 6 Circoli della città, i quali si riuscono spesso e sono sempre pronti a recepire i bisogni dei nostri concittadini, come si è visto anche dal risultato elettorale di pochi mesi fa. Conosciamo i problemi della nostra città, come amministrazione ci siamo attivati per riqualificare il quartiere degli Archi, ma il "Governo del Popolo" , sostenuto pubblicamente anche dalle dichiarazioni di Di Stefano, ha tagliato i fondi destinati alle periferie. Ecco cosa possono dire a chi verrà a lamentarsi presso la loro sede: il Governo Conte ha tagliato 12 milioni per Ancona previsti dai Governi Renzi e Gentiloni. Sul Piano illustreremo a breve il progetto di riqualificazione del Mercato di Piazza d'Armi, che diventerà un vero centro sociale a cielo aperto, frequentato da mattina a sera. Ci sono state già esperienze precedenti di partiti di estrema destra che hanno aperto la propria sede in quei quartieri, ma le risposte semplici a problemi complessi, ad Ancona, non hanno funzionato. Detto ciò, restiamo con gli occhi vigili, il ritorno al clima nazionalista degli anni '30 del secolo scorso ci spaventa, dalla Storia bisognerebbe imparare a non commettere gli stessi errori».

Michele Polenta (Verdi) 

«L’opinione su questa vicenda è negativa, è una cosa che non condividiamo ma è anche oggettivamente difficile poter intervenire in modo diverso. Non è un tema che mi appassiona anche se è innegabile che avere questi insediamenti nella nostra città è una sconfitta della politica. E’ un dato di fatto che viene prende forza dalle tendenze a destra del Governo centrale, speriamo che non si creino problemi». Giusto negare l’espressione a un partito riconosciuto dalla legge e che ha anche partecipato alle elezioni? «Il punto è proprio questo, non puoi vietarlo se non ne hai gli strumenti ed è anche il problema che ha spinto l’Amministrazione a prendere linee impopolari verso alcune frange. E’ inutile fare demagogia, serve uno strumento di contrasto e se non c’è puoi solo controllare che non ci siano problemi e rispettare le scelte di tutti».

Francesco Rubini (Altra Idea di Città)

«Noi pensiamo che CasaPound sia un organizzazione fuori dalla Costituzione, fuori dalla legge e dichiaratamente fascista. Come tale va perseguita nei termini di legge e siamo fermamente contrari ad ogni apertura di queste sedi e anzi, da anni chiediamo chiusura di altre sedi di CasaPound nel territorio italiano. La scorsa settimana appartenenti a CasaPound di Bari hanno mandato in ospedale 3 persone a seguito di una manifestazione antirazzista. Aggressioni di questo tipo si ripetono periodicamente in tutta Italia, quindi non devono assolutamente aprire sedi soprattutto in quartieri ad alto tasso di immigrazione come il Piano, perché sono spazi attraverso i quali commettono aggressioni». 

Tommaso Sanna (Ancona Popolare)

«Non è una gran bella cosa, CasaPound sappiamo tutti chi è e rappresenta un grosso elemento di disturbo che non aiuta ad affrontare le questioni in modo sereno. Io sono contrario a tutti gli estremismi, quelli di destra ma anche quelli di sinistra che l’Italia ha conosciuto durante gli anni di piombo. In questo caso l’insediamento di Casapound ha il sapore della provocazione e non lo vedo bene in un contesto simile dove invece occorre allargare il confronto e creare integrazione». Al di là dell’aspetto normativo, è giusto vietare a propri l’espressione delle idee di ultradestra? «Io posso limitarmi a dire che sono in completo disaccordo con le loro idee, ma come si fa a vietarle? E’ un diritto costituzionalmente previsto. Ribadisco solo che questi signori non aiutano a distendere gli animi in un contesto in cui c’è bisogno di integrazione. La sede in quella zona rischia di creare malcontento e può essere un elemento di grosso disturbo». 

Stefano Tombolini (60100) 

«In una società dove c’è controllo non vedo particolari problemi. Se si chiamano CasaPound anziché “Circolo associativo” la cosa importante è che il territorio controlli quello che si fa dentro le sedi di partiti e associazioni. Ormai non dovrebbero più esistere queste barriere, se si poi vuole strumentalizzare questo argomento per farne un caso politico vediamo cosa significa. L’importante è che CasaPound come le altre realtà siano integrati in un dibattito democratico, poi controllare legalità e la legittimità spetta a chi di dovere». Rischio di fomentare un clima di intolleranza? «Credo che sulla sicurezza legata all’immigrazione deve essere fatto un lavoro di approfondimento, ad Ancona qualche caso di difficoltà lo abbiamo, ma non siamo un territorio di frontiera per questi problemi. Mi pare che unico a fare sottolineatura sia solo Rubini ma lo fa per posizionamento politico e manca di analisi dei dati. Interventi fatti su immigrati che non siano fatti su ordinaria delinquenza se fai statistiche vedi che parliamo del nulla». 


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