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Il mare ai tempi del Covid: un racconto semi-fantastico all’ombra del Conero

Questa seconda estate trascorsa nel segno del Covid entrerà sicuramente nella storia italiana come la stagione delle grandi vittorie sportive, ma queste settimane di altalenanti sentimenti, tra entusiastici caroselli sportivi e diatribe sul green pass, segna anche una novità assoluta in campo giuridico: il diritto di ognuno di conquistarsi il proprio “posto al sole” nella spiaggia preferita non va contemperato solo con la sicurezza ed il rispetto del distanziamento tra ombrelloni, ma dipende anche da dove si abita, ovvero se si è “forestieri” o locali, aspetto dirimente per accedere al diritto di godersi il mare preferito, dunque una sorta di “Ius soli” necessario a conquistare il proprio metro quadrato di felicità. E così accade che la Spiaggia iconica delle Marche, le Due Sorelle immancabilmente immortalate in ogni locandina turistica della “regione al plurale”, siano di fatto precluse a chi non ha la fortuna di essere cittadino sirolese, non sia ospite di un albergo della cittadina rivierasca o, peggio ancora, non sia disponibile a farsi trasportare dai costosi barconi al modico prezzo di un’abbondante cena in pizzeria. E così il turista del nord che arriva attirato dalla falesia bianca a picco sul mare ma che, per sua sfortuna, alloggia a Numana o, addirittura, ad Ancona (che sprovveduto!) scopre con suo disappunto che può prenotare il suo agognato lembo di spiaggia solo la sera prima, quando ormai i più fortunati turisti “sirolesi pro-tempore” hanno già opzionato gli ultimi posti, rimasti disponibili dopo l’incetta dei residenti locali e dei traghettatori, che insomma, devono pure loro poter sbarcare il lunario. Ma non finisce qui. Se mai l’incauto turista riuscisse a trovare un angoletto libero ma avesse la bizzarra idea di raggiungerlo con una canoa od un sup, magari per rispettare la Riserva integrale del Parco naturale in cui è felicemente ricompresa la spiaggia, scoprirebbe che deve lasciare il natante ormeggiato ai gavitelli alla fonda, altrimenti “ruba spazio” ai bagnanti trasportati da barconi turistici enormi, che a motore acceso e musica a tutto volume affondano le chiglie sulla battigia, lasciano chiazze di nafta e riducono quello spettacolo naturale, la magnifica cartolina tanto pubblicizzata, in un qualsiasi scalo portuale. Ma non tutto è perduto! L’incauto turista ha una via d’uscita: altre spiagge libere del Conero meritano di essere visitate e non tutte sono all’interno dei confini esclusivi della “città-stato” di Sirolo: anche Ancona annovera un arenile magnifico, la spiaggia di Mezzavalle, dove in teoria vige lo stesso sistema per prenotare il proprio spazio ma lì non esistono discriminazioni tra residenti e non, tra chi è ospite in albergo o chi è di passaggio nella zona. Persino il sirolese fortunato, quello che ha il diritto di anticipare tutti ed assicurarsi sempre un posto nelle “sue” spiagge, sul tratto anconetano del Conero può permettersi di prenotare anche a diversi giorni di distanza, ed in genere trova sempre uno spazio libero perché la spiaggia è ampia e perché sono tutti ben accetti, anzi, se dimostrano scarsa familiarità con la lingua italiana e lasciano intendere che non si sono prenotati perché stranieri, hanno una marcia in più, perché a quel punto la prenotazione non viene più richiesta, si passa e via, perché l’anconetano è come la crocetta: rozo de fòra ... ma drento bòno! (cit.). Stefano P.


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