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Il mio ritorno allo stadio Dorico

Foto di archivio

Lo ammetto. Sono un irrimediabile nostalgico, un sognatore, una persona che ha sempre guardato al suo passato con tanti rimpianti. La vita, si sa, è strana ed imprevedibile, e, spesso, ci regala sorprese ed emozioni che mai avremmo immaginato. Da ragazzino ero un appassionato tifoso della squadra della mia Città, Pescara, che seguivo insieme a mia madre, da tempo purtroppo malata e costretta a vivere in casa. Un pomeriggio di aprile del 1991, decidemmo io e mia mamma di seguire il Pescara nella trasferta di Ancona, in una gara dove sia la formazione Dorica che quella pescarese si giocavano molto in termini di classifica nel campionato di serie B. Ricordo il mio stupore quando passai per le vie del centro di Ancona, Città di mare come Pescara, ma completamente diversa. Ancona ha un porto immenso, ha il mare agitato con sopra una scogliera. Pescara ha il suo lungomare, con il mare spesso calmo. Lo stadio dorico è ubicato in pieno centro, lo stadio “Adriatico – Cornacchia”, dove il Pescara disputa le sue gare, è in periferia. Insomma, differenza che risaltarono come un pugno in un occhio nelle mente di un ragazzino di 13 anni. Poi, i colori sociali: il Pescara rappresentato dal bianco e l’azzurro, i colori del mare, l’Ancona dal bianco e dal rosso, che solo da pochi mesi sono venuti a sapere essere stati adottati in onore del Liverpool. Tra tutte queste cose ce ne fu un'altra che mi colpì in particolare: il simbolo della società. Il Pescara aveva un innocente e timido Delfino, mentre l’Ancona aveva un imperioso e fiero cavaliere a cavallo, corrente e armato. Lasciando perdere gli sfottò e il risultato della gara, con l’Ancona che vinse 3 – 2, al termine di un match scoppiettante che avrebbe potuto avere anche un diverso esito. Del resto in panchina siedevano i migliori allenatori di tutti i tempi per entrambe le squadra. Mister Guerini sulla panchina Dorica, mister Galeone sulla panchina pescarese. Da quel pomeriggio di 28 anni ne è passata di acqua sotto i ponti. Entrambe le squadre hanno proseguito il loro cammino con alterne fortune, e l’Ancona, ora tornata a chiamarsi Anconitana, gioca le sue gare allo stadio “Del Conero”. Da quel giorno non vidi più il vecchio stadio Dorico, costruito nel lontano 1930 e custode di tantissime storie e testimone di molti successi e accese sfide.

La vita, però, come detto, ci riserva sempre delle sorpresa, e la mia perseveranza nel portare sempre nello scrigno dei ricordi i dettagli di quella giornata furono in un certo senso premiati, quando l’anno scorso per questioni di cuore, decisi di trasferirmi nell’antica Città di mare. Il mio primo pensiero, naturalmente, fu quello di visitare il vecchio e glorioso stadio Dorico dopo quasi 30 anni. Esistono degli orari dove è possibile accedervi: dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 12:00, come in un Museo. Il mio impatto fu desolante: pista d’atletica rovinata, gradinate abbandonate al degrado, la curva ospite dove vidi la gara nel 1991 che non c’era più. L’unica cosa di nuovo e vivo che notai fu il circolo tennis sorto vicino al settore una volta occupato dai tifosi ospiti. In questi mesi ho avuto il piacere e la fortuna di apprezzare buona parte di tutte le bellezze artistiche e paesaggistiche che la Città offre, uniche nel suo genere. Girare per Ancona è come fare un tour per i suoi 2400 anni di storia. Tali testimonianze le trovi in ogni angolo della Città, fondata dai greci di stirpe dorica nel 387 a.c., per non parlare del panorama mozzafiato che si può godere dal Cardeto o dal Passetto. Ancona merita di essere visitata almeno una volta. Sono convinto che nessuno ne rimarrà deluso. Aperta questa parentesi, l’atmosfera spettrale che il vecchio stadio Dorico mi aveva trasmesso, mi aveva molto rattristito. Allora, quasi tutti i giorni andavo a farmi un giro per quella specie di pezzetto di Città desolato, come quando si va al cimitero per trovare un caro estinto. Io mi sono da poco trasferito ad Ancona e non conosco la politica dell’attuale amministrazione. Avevo sentito parlare dai giornali di un possibile stanziamento di fondi per riqualificare un pezzo di storia di Ancona, ma poi non ho letto più nulla al riguardo. Io mi sento molto legato a quel posto, forse perché da bambino per me quel giorno di primavera fu come vivere una giornata in una fiaba, e mi piacerebbe molto rivedere il glorioso Dorico tornare a vivere i fasti di un tempo, con tutti gli spalti colorati di biancorosso e con l’antico cavaliere che detta legge. Restituite questo sogno ad un bambino del 1991. 

Christian Barisani


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