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Terremoto, la furia di Sgarbi nella città fantasma: «Imbecilli al governo, dov'è lo Stato?»

E' una furia Vittorio Sgarbi, tornato nella Caldarola martoriata dal terremoto del 2016. Da allora non è cambiato nulla e il critico d'arte punta duramente il dito contro i governi che si sono succeduti, accusati di non aver fatto nulla per ridare vita a quello che tutt'ora (come altri) è un paese fantasma

E' una furia Vittorio Sgarbi, tornato nella Caldarola martoriata dal terremoto del 2016. Da allora è cambiato poco o nulla e il critico d'arte punta duramente il dito contro i governi che si sono succeduti, accusati di non aver fatto nulla per ridare vita a quello che tutt'ora è un paese fantasma. Caldarola è una delle cittadine più colpite dal terremoto all’interno dei cosiddetti "Cinque comuni” (Belforte del Chienti, Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo e Serrapetrona) che, insieme ai propri castelli, occupano la porzione centrale dell'entroterra maceratese. Già ai tempi delle scosse devastanti cittadini e imprenditori espressero la preoccupazione sul futuro della città tra cui l'imprenditore Gino Battellini, che proprio ai microfoni della nostra redazione disse che: «Il problema non sarà la ricostruzione ma se ci sarà un paese da ricostruire». Il paese c'è ancora, ma è un paese fantasma secondo Vittorio Sgarbi che richiama al passato in cui Caldarola ospitò le sue mostre su Lorenzo Lotto e Il Greco attirando decine di migliaia di persone. Proprio da qui nasce lo sfogo del critico e saggista: «Perché tutto deve essere fermo e l'Italia deve essere così immobile? Quando crolla una città occorre ricostruirla in tempi brevi e non farla disabitare fino a trasformarla nel teatro dei fantasmi». All'epoca del terremoto il sindaco di allora, Luca Giuseppetti, aveva asupicato la rinascita di Caldarola nel giro di 10 anni, Sgarbi sollecita a muso duro: «Caldarola deve risorgere, il prossimo governo dovrà guardare l'Italia come luogo di rinascita partendo proprio dai luoghi terremotati».


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